Lavoro Agile e Telelavoro

ribaltando totalmente il sito e per esigenze lavorative ho dovuto mandare in pensione articoli relegandoli all’oblio dei ricordi dei lettori, almeno per un po’. completata la doverosa intro per i contenuti mancanti e mancati, vorrei soffermare l’attenzione mia sul nuovo modo di intendere il lavoro al tempo del Covid-19

ed eccomi a riprendere in mano le indicizzazioni dal web, dopo lo sprint del termine congiunti tra le parole più gettonate in google ha fatto la comparsa il termine “smart working” superato, di misura, dal più nazionale “lavoro agile”.

nell’affanno di non arrestare la macchina produttiva che consente, tra le tante voci del meritato benessere, di garantire cure sanitarie a tutti e che permette alla sanità di pagare gli stipendi di medici ed infermieri, il Paese si è trovato ad improvvisare ed arrangiare un lavoro casalingo chiamato “lavoro agile” che si traduce in telelavoro. Lo smart working dovrebbe essere, almeno in teoria, progettato e predisposto secondo obiettivi a breve e medio termine, ribaltando l’assioma dell’orario lavorativo in un traguardo di risultato.

Per passare da telelavoro a lavoro agile sarà necessario ripensare il lavoro, i processi produttivi e lo stesso sforzo dovrà essere sostenuto dai lavoratori. Attualmente non si può che proseguire con il telelavoro, in quanto i processi o i flussi lavorativi sono legati, come è ovvio che sia, a sincronie tra uffici, processi che devono essere svolti esclusivamente in team, basti pensare alla risposta telefonica, gli orari di risposta devono essere fissati, garantiti e mantenuti.

Superare questi limiti trasformando un disservizio in nuove opportunità che agevolino e semplifichino la vita di tutti noi sarà la sfida, non facile, dei manager del futuro.