Covid e Politica

Le quaranta primavere che mi accompagnano, tutte vissute, mi hanno fatto assaporare diversi governi e diversi periodi storici caratterizzanti, nel bene e nel male la vita e la società che ci ritroviamo a vivere oggi.

Possiamo dire: “Tutti bravi in tempi ordinari” se così vogliamo definire gli anni del divario regionale o del debito pubblico galoppante, in cui la tifoseria la faceva da padrona, quella tifoseria che le cose esistenziali del genitore uno o due doveva essere “La Nuova Rivoluzione Copernicana”, quella che ti suona al citofono in favore di smartphone chiedendoti se spacci, quella che, o sei a favore degli sbarchi, altrimenti sei fascista, quella che l’influenza 2021 non si è vista per merito delle mascherine ma le persone si ammalano di covid perchè non indossano la mascherina.

C’è stato, però, un tempo in cui la Politica, oltre ad occuparsi dei propri interessi e necessità, cercava di programmare ed organizzare un paese per il futuro, che aveva la capacità di prevedere dove sarebbe andato il mondo da lì a vent’anni, e quella lungimiranza la utilizzavano per volgere a favor di Stato quella tendenza. C’era un tempo in cui tutto era organizzato secondo gerarchia e linee di comando, c’erano quindi governi che decidevano per il ruolo attribuito dal voto e c’era competenza e professionalità.

non sono certo un virologo e nemmeno un allenatore di calcio, ma posso affermare che le linee di comando vanno salvaguardate e dirigenti, sindaci, parlamentari, consiglieri regionali, sono linee di governo che DEVONO assolutamente essere preservate e garantite. tante volte ho sentito paragonare il Covid ad una guerra, e, la guerra, come insegnava il generale Spiazzi, se viene interrotta la linea di comando, è già persa. Il momento storico è talmente serio che non si dovrebbe pensare al populismo sposta un voto o un telespettatore, serve responsabilità da parte di tutti.

penso, compagni, che l’autocritica ci è necessaria come l’aria, come l’acqua.

J.S.